La Nostra Storia
La Legge 18 luglio 1917, n. 1143, sancì come preciso obbligo dello Stato la tutela degli orfani di guerra, che andavano seguiti direttamente nel miglioramento delle loro condizioni di vita e nei rispettivi percorsi di istruzione e di formazione professionale.
Il primo nucleo dell’Associazione (all’epoca denominata Madri e Vedove dei Caduti in guerra) fu costituito a Milano il 26 novembre 1917 per volontà di un gruppo di donne, madri e vedove di guerra, con il sostegno di Padre Enrico Mauri.
Per ciò che attiene al profondo legame materiale e morale che l’esperienza della Grande guerra determinò tra vedove, orfani e Stato, occorre sottolineare come la costruzione di questo nesso passò, già durante il conflitto e poi negli anni immediatamente successivi, non solo attraverso l’insieme dei singoli vissuti individuali, ma anche per il tramite del complesso intreccio dei rapporti tra istituzioni statali, sfera privata e azioni collettive.
A ridosso dello scontro bellico, infatti, migliaia di donne diedero vita a diverse forme associative, tra cui l’Associazione nazionale madri, vedove e famiglie dei caduti e dispersi in guerra, “sentendosi in credito verso lo Stato” per quanto subìto, ma assumendo al contempo un ruolo sociale in grado di fare da cerniera tra guerra e dopoguerra, impegnandosi assiduamente per l’affermazione di nuovi diritti e di una più consapevole identità pubblica delle donne.
A valle del conflitto, dunque, l’attività di assistenza agli orfani e l’azione delle associazioni delle madri e vedove di guerra – così come di quelle a loro sostegno – furono strettamente intrecciate tra loro.
Tali organizzazioni rifletterono la pluralità delle sensibilità e degli orientamenti ideali in campo, rispecchiando la temperie sociale, politica e culturale del periodo. Gli interventi più importanti si snodarono lungo cinque direttrici principali: onoranze civili e religiose in memoria dei caduti; assistenza medico – legale alle vedove; raccolte fondi e distribuzione di generi di prima necessità e di giocattoli, soprattutto in occasione delle festività natalizie; istituzione di borse di studio; invio di gruppi di orfani presso colonie estive e alpestri.
Con regio decreto 19 aprile 1923, n. 850 all’Associazione Nazionale Famiglie Caduti in guerra fu riconosciuta la rappresentanza esclusiva degli interessi materiali e morali delle famiglie dei Caduti in guerra. L’erezione in ente morale dell’Associazione avvenne tuttavia solo con il regio decreto 7 febbraio 1924, n. 230. L’Associazione venne istituita come Opera nazionale con la legge 26 luglio 1929, n. 1397, seguita dal regolamento approvato il 13 novembre 1930.
L’ente, istituito con la denominazione di Associazione Nazionale Madri, Vedove e Famiglie dei Caduti e Dispersi in guerra, cambiò più volte nome, anche in funzione di volontà politiche superiori, ed ebbe sempre tra i suoi compiti istituzionali la commemorazione e la celebrazione dei militari scomparsi durante guerre nazionali.
La sede centrale è a Roma, da cui dipendono i comitati regionali e provinciali.
Il Venerabile Servo di Dio Enrico Mauri nacque a Bosisio Parini (Italia) il 26 ottobre 1883. Fin dalla nascita venne affidato alle cure della famiglia Frigerio di Vill’Albese (oggi Albavilla), perché la madre era gravemente malata. Nel 1893, entrò in Seminario e, il 13 giugno 1908, fu ordinato Sacerdote dal Beato Carlo Andrea Ferrari.
Nel 1917, fondò a Milano l’Associazione Madri e Vedove dei Caduti, nella parrocchia di San Gregorio Magno.
L’Associazione ricevette l’appoggio di papa Benedetto XV e, in breve tempo, raggiunse trecentomila adesioni. Nel 1921 l’Associazione acquistò la villa Glauer Massone in Sestri Levante (GE) con l’intento di destinarla a casa di riposo per le Madri e Vedove di guerra che furono alloggiate con i loro orfani fino a quando l’Associazione fu sciolta (1925).
Nel 1922, su indicazione di monsignor Angelo Roncalli, poi papa Giovanni XXIII e Santo, venne incaricato di organizzare in Italia l’Opera di San Pietro Apostolo per il Clero Indigeno: ne fu il primo Direttore Nazionale, fino al 1929.
Nel 1921 venne nominato Direttore Nazionale dell’Opera Pontificia di S. Pietro Apostolo per il clero indigeno e, l’anno successivo, fondò a Sestri Levante l’Opera “Madonnina del Grappa”, che aveva lo scopo di assistere materialmente e spiritualmente le vedove dei Caduti della Prima Guerra Mondiale.
Il 9 maggio 1967, a seguito di un attacco cardiaco, venne portato nella residenza dell’Opera “Madonnina del Grappa”, a Sestri Levante (Italia), dove morì il 10 maggio 1967.
Fu un uomo di singolari virtù, ricco di zelo apostolico, sacerdote semplice ed entusiasta. Promosse l’apostolato dei laici, la valorizzazione della donna e la consacrazione nel mondo, anticipando alcuni temi del Concilio Vaticano II.
Nelle situazioni più difficili, egli si abbandonava nelle mani di Dio, nutrendo una visione positiva della vita e delle vicende del mondo e della Chiesa. La sua ardente carità si rivolgeva in modo particolare ai piccoli e agli ultimi, svolgendo un ministero proteso alle opere di misericordia corporale. Dedicò le sue energie alla pastorale del matrimonio, visto come via di santità.
Il nulla osta per l’avvio della sua causa di beatificazione e canonizzazione, volta a indagare l’esercizio in grado eroico delle sue virtù cristiane, è stato rilasciato dalla Santa Sede il 10 luglio 1996.
Il 30 novembre dello stesso anno, monsignor Alberto Maria Careggio, vescovo di Chiavari (diocesi sotto la quale ricade Sestri Levante) avviò l’inchiesta diocesana, che si concluse il 25 novembre 2001 per il processo di canonizzazione. Gli atti dell’inchiesta furono convalidati il 6 dicembre 2001, mentre la “Positio super virtutibus” fu consegnata nel 2007.
Il 19 maggio 2018, ricevendo in udienza il cardinal Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto con cui padre Enrico Mauri è stato dichiarato Venerabile.