Viaggio a Trieste: il silenzio della Risiera di San Sabba … la foiba di Basovizza … il Sacrario di Redipuglia
Nel nostro viaggio dei luoghi della memoria, abbiamo organizzato un viaggio che ha avuto come momento centrale la visita della Risiera di San Sabba a Trieste. Arrivati in città la sera prima, dopo un passaggio sul Carso, subito di prima mattina abbiamo raggiunto la Risiera.
L’edificio è ciò che resta di un vecchio stabilimento per la pilatura del riso, situato alla periferia di Trieste: dopo l’8 settembre 1943, i nazisti dapprima lo utilizzarono come campo di prigionia e lo destinarono in seguito a campo di smistamento dei deportati diretti in Germania e Polonia, deposito dei beni razziati e alla detenzione e eliminazione di partigiani e oppositori politici, Testimoni di Geova ed ebrei destinati alla deportazione ma che venivano considerati “non trasportabili”.
Il reparto che lo gestisce è composto da un centinaio di “specialisti” in genocidio.
All’interno del cortile accanto alla preesistente ciminiera viene costruito un forno, mentre al centro del cortile un piccolo edificio viene adattato a camera della morte: si trattava di un’ampia stanza quadrata che fungeva da sala d’attesa per i condannati la cui esecuzione avveniva tramite l’utilizzo dei gas di scarico dei furgoni con i quali i prigionieri erano stati introdotti al campo. I cadaveri venivano poi cremati nel forno che fu distrutto dai nazisti prima di evacuare il luogo.
Dopo la “cella della morte” si trovano le “micro-celle”, 17 ambienti piccolissimi nelle quali potevano venir rinchiuse fino a sei persone, costruite per i detenuti politici e per i partigiani destinati quasi sempre alla morte. Sulle pareti delle celle si trovavano numerosi scritti ed incisioni, oggi scomparse, vuoi per l’incuria, vuoi per il successivo utilizzo della Risiera in qualità di campo profughi ma soprattutto per il desiderio di far sparire tracce di un così infamante passato.
Gli accorgimenti usati dai nazisti non bastarono a tenere segreta l’esistenza della Risiera di San Sabba durante l’occupazione. Gli abitanti della zona si resero conto che lì avveniva qualcosa di orribile e le notizie lentamente cominciarono a diffondersi. Alcune persone hanno raccontato che vedevano entrare dei camion; quando la ciminiera fumava, si sentiva un acre odore di carne bruciata e che di notte si udivano le urla e imprecazioni ogni volta che arrivavano autocarri carichi di prigionieri.
Le vittime sono state stimate tra le 3.000 e le 5.000. Dopo la guerra e per molti anni a seguire il campo venne utilizzato come campo per i profughi; nel dopoguerra la risiera fu a lungo dimenticata e la stessa esistenza di un campo di sterminio fu talora negata.
L’edifico fu dichiarato museo nazionale nel 1965 dall’allora Presidente della Repubblica Giovanni Saragat. Dal 1975 è museo civico.
Al termine della visita alla risiera, ci siamo spostati di pochi km verso il confine, sull’altopiano del Carso, per raggiungere un altro luogo simbolo di altri feroci massacri: la foiba di Basovizza. Si tratta di una cavità artificiale, profonda circa 200 metri e Larga 4, scavata all’inizio del XX secolo per l’estrazione del carbone ed in seguito abbandonato.
Questo luogo durate le fasi finali della Seconda guerra mondiale come luogo di esecuzioni sommarie per prigionieri, militari, poliziotti e civili da parte delle formazioni jugoslave: impossibile stabilire il numero esatto delle vittime, che può essere solo stimato in relazione al numero delle persone scomparse.
A ricordo di tutte le vittime degli eccidi, la cavità è stata chiusa e sull’area è stato costruito un sacrario che nel 1992 è stato dichiarato monumento nazionale dal presidente della repubblica Oscar Luigi Scalfaro.
Nel nostro viaggio in terra friulana, non potevamo certo non potevamo tralasciare una visita al sacrario di Redipuglia, il più grande sacrario militare dedicato ai caduti della grande guerra, realizzato su progetto dell’architetto Giovanni greppi e dello scultore Giannino Castiglioni ed inaugurato nel 1938. Davanti a noi l’imponente scalinata distribuita lungo il pendio del Colle, formata da ventidue gradoni di marmo bianco e fiancheggiata da due file di cipressi, alla cui sommità si stagliano tre semplici croci.
A Redipuglia (dallo sloveno “sredijpolije”, “terra di mezzo”) riposano le salme di 100.187 Caduti. I Caduti identificati sono 39.857, le salme dei Caduti ignoti sono 60.330.
Qui, ogni 4 novembre, la Presidente Nazionale Onoraria dell’ANFCDG, prof.ssa Paola Del Din, partigiana Medaglia d’Oro al Valor Militare, da lettura della Preghiera per la Patria e della motivazione della M.O.V.M. al Milite Ignoto.
Il nostro viaggio della memoria, ci ha lasciato tante e diverse emozioni: dal dolore allo sdegno, dal valore della memoria alla condivisione, dalla bellezza dei luoghi alla bellezza dello stare insieme, del condividere. Di sicuro un’esperienza che ha lasciato più di una traccia dentro di noi. Grazie a tutti e un arrivederci a presto per un altro viaggio insieme.